Un bike tour invernale/natalizio di una settimana. Partendo da casa con la bici, senza usare aereo o auto. Volendo spingersi dove più a sud non si può esco di casa con bagaglio settimanale e raggiungo la stazione di Cesena. Un Intercity mi porta fino a Brindisi. Di qui partirò per un itinerante nel Salento, pensando a un viaggio “domestico” assistito dalla mitezza delle temperatura. E invece questa settimana pugliese complici tramontana e meteo avverso, ma anche atmosfere natalizie diffuse, si é trasformato in un’avventura che ha richiesto attenzione e concentrazione. L’inverno a pedali con le giornate corte e i minori supporti “on-the-road” resetta ogni consuetudine di viaggio sperimentata, e questa é già da se una bellissima sfida. Ma la bici é capace di questo meraviglioso paradosso: ti impone limiti evidenti e allo stesso tempo non te ne fa sentire alcuno. Quando le ruote cominciano a macinare e con te hai solo ciò che é utile, tutto sembra possibile, raggiungibile, vivibile a pieni polmoni.
21 dicembre
Manduria – Casarano
Parto presto con 8 gradi, sarà questa la tappa più lunga. Fuori Manduria mi trovo subito sulla vecchia stradina di campagna abbracciata dagli sterminati vigneti del Primitivo. Seguo poi la ciclovia degli acquedotti pugliesi, con enormi cisterne lungo la via, quieta ma piuttosto monotona; sotto nuvole minacciose raggiungo il mare a Porto Cesareo. Prima del paese incontro altre greggi e un caseificio con vendita di formaggi tipici. Dopo il caffè marittimo inizia un bell’itinerario costiero costellato di torri di vedetta e luoghi molto wild come Porto Selvaggio, nell’omonimo Parco Naturale. Ritorno all’interno trovando il paese di Galatone che mi accoglie con nuvole, vento e crollo della temperatura. Chiedo sostegno calorico nel chiosco vicino alla porta di ingresso centro storico, dove provvede una puccia pugliese con mozzarella verace ed erbette. Riparto veloce sperando di arrivare a meta senza che giove pluvio si scateni. Ancora stradine e tratturi disegnati tra gli ulivi e arrivo a Casarano col sole basso. Dopo un meritato recupero esco a buio per 2 passi in centro, poi cena con polpette al sugo (anche qui sono una tipicità) e cicorie.
22 dicembre
Casarano – Castro
Mattino gelido e partenza con 5 gradi e venticello, ma almeno oggi il tempo sarà stabile. Si inizia con trail collinari verdi e boscosi attorno a Supersano, poi un lungo settore di stradine remote e sentieri tra ulivi mi porta alla nostra Finibus Terrae, S. Maria di Leuca. Trovo i primi cartelli della Via Francigena Pugliese che qui si conclude. Dopo le foto all’iconica colonna col faro, seguo itinerario costiero via asfalto, con divagazione in entroterra e salita fino alla fantasmatica Gagliano del Capo, template della Puglia più interna e verace. Nel bar di Domenico é rimasto soltanto un Rustico (sfogliatina tonda ripiena di pomodoro e besciamella) e me lo faccio bastare. Ritorno sulla litoranea fino a Castro, assaggiando le prime raffiche di vento contrario. Prima di raggiungere il punto di riposo vagabondo con la bici dentro il “Castro” aragonese. La sera qui c’è festa prenatalizia ma tutto il resto é chiuso e devo accontentarmi di una pizza sotto al televisore del bar.
23 dicembre
Castro – Lecce
Risveglio da tregenda con bufera di vento e pioggia battente. Non resta che aspettare, alle 10 con qualche spiraglio tra le nubi parto intabarrata da acqua. La litoranea é deserta e in zona Porto Badisco mi ricorda la Scozia, complice il meteo nordico. Le torri di vedetta appaiono con regolarità fino a Otranto. Un po di vagabondaggio nel borgo vecchio con la pelle sollevata, perché la pioggia incombe e il vento non cessa. Ripresa l’andatura, attraverso pinete e sponde dei laghi Alimini poi ancora lungomare con Torre dell’Orso e Torre Specchia. Finisce la pioggia e il trail nella Riserva Naturale delle Cesine mi pare ancora più splendido. I luoghi sono molto remoti, se qualcosa mi accade qui sarò ritrovata solo la prossima estate. Prima di arrivare a Lecce rilevo il bel borgo di Acaya, poi tra segnali della Francigena arrivo nella città tanto attesa. Prima dell’arrivo un ennesimo scroscio mi costringe a riparare in un bar ma ormai sono inumidita e infreddolita e non riesco a godermi la sosta. Il giro notturno nel centro barocco é impagabile, non mi do pace di una tale abbondanza di chiese così visivamente ricche. Le viuzze sono vivissime e festanti, nell’anfiteatro romano c’è un presepe gigante, più Natale di così! Le tipicità serali sono alla pregevole Taverna Al Verde, puré di fave con cicorie in coppa e spiedini di pollo satay, non proprio salentini ma ottimo compendio.
24 dicembre
Lecce – Brindisi
Finalmente c’è un bel sole alla partenza, ma poi non durerà… Rieccoci sui tratturi (stavolta del tutto pianeggianti), della Via Francigena, che si sovrappone qui alla via Traiana Calabra. Ma oggi la protagonista é la tramontana. Le sono proprio in faccia e le raffiche superano i 60, con qualche pioggerella intermittente che mi costringe al metti-togli continuo della bardatura da acqua. Apprezzo comunque il bel borgo di Torchiarolo e l’area archeologica di Valesium, più che per i reperti, per un simpatico segnavia per il viaggio dei crociati che marca 3100 km fino a Gerusalemme. Di questi luoghi non ho testimonianze, per via della pioggia, col dispositivo al riparo sotto molti strati. Questa corta tappa di rientro allo start è diventata un’impresa a causa del vento e mi fa arrivare stanchissima a Brindisi. Sono affamata, e desiderosa di gustare una “bomba di latte” prima possibile; così entro in un alimentari, mi faccio fare a pezzi una mozzarella e chiedo il permesso di mangiarla lì al bancone con le mani, che fuori ci son stata anche troppo… Poi mi concedo un break alla pregevole Enoteca Fedele, un negozio-bistrot tanto colmo di bontà quanto di caos creativo. Qui per me c’è un Negroamaro di Carovigno. Ma anche a Brindisi non é una sera come le altre, la Vigilia dopo l’aperitivo nessuno é in giro e per cena devo rompere la regola del tipico con un sushi di emergenza.
25 dicembre
Brindisi – Ostuni
Il tour sarebbe concluso, ma visto l’arrivo a Brindisi con un giorno di anticipo mi concedo un’appendice verso un luogo che molto mi incuriosisce, Ostuni. Una tappa corta, per celebrare il Natale, fatta a braccio e senza traccia, con l’idea di seguire il mare finché si può e passare da San Vito dei Normanni prima di raggiungere la “città bianca”. Idea buona ma la tramontana spinge forte anche oggi (pullulare di pale eoliche vi perdonerò) e la litoranea é epica con le ondate che arrivano fin sulla strada. Seguo la Francigena fino alla virata in entroterra e poi piccole stradine, dove cominciano ad apparire i primi trulli. Ostuni é bellissima e regale nel suo total white e la scelta di spingersi fin qui per salutare il Salento in un bianco Natale é stata azzeccata. Riposo e un ultima degustazione: tagliere di salumi e formaggi (capocollo e burrata winners) e nuovamente fave e cicorie, che mi riproporrò anche a casa. Arrivederci Salento!