Giappone

Giappone
un “pianeta” unico e indimenticabile, da vivere km dopo km

Viaggio in bikepacking nel Giappone centrale, con partenza da Kyoto e arrivo a Tokyo,
attraverso le prefetture di Shiga, Gifu, Nagano, Yamanashi, Shirakawago e Kanagawa.
10 tappe complessive per 890 km e 11.000 metri di dislivello, insieme a un gruppo di 13 bikers di differenti nazionalità

 

KYOTO E LE TRADIZIONI ANTICHE

Dopo un giorno di set-up ed ambientamento il viaggio parte da Kyoto, l’antica capitale, con uno “Stage 0” dedicato a questa città contemporanea ma con un cuore medioevale che vive anche oggi nei Giardini e nel Palazzo Imperiale e nei santuario “dalle mille porte”, Fushimi Inari.
Esploriamo anche i dintorni con il bosco dei bambù e le piantagioni di riso attorno alla città, dedicate esclusivamente alla produzione del sake. Una giornata che connette immediatamente con la parte più tradizionale del Giappone, quella legata alla spiritualità, alle celebrazioni quotidiane, alle ritualità, e soprattutto al cibo e all’ospitalità.

VERSO LE ALPI GIAPPONESI

Lasciata Kyoto, l’itinerario si dirige con la prima tappa verso il grande Lago Biwa, un vero e proprio mare con le coste battute dal vento, spiagge e alcuni coraggiosi surfisti tra i flutti. Tepli, memoriali e luoghi della tradizione continuano ad accompagnare il percorso, che conclude la sua prima tappa al Castello di Nagahama.
Nei giorni successivi è il Giappone centrale il playground di esperienze locali e pedalate lunghe e impegnative. Mediamente le tappe giornaliere si aggirano sui 100 km per 1000/1400 metri di dislivello, con energie da gestire attentamente visto il carico sulla bici. Ci muoviamo perlopiù su strade asfaltate, privilegiando le stradine locali e qualche tratto offroad. Sovente attraversiamo gallerie anche lunghe qualche km, ma sempre con condizioni di fondo agevoli.

VALLI DISEGNATE DALLE ACQUE

Le Alpi Centrali Giapponesi sono un territorio collinare che assomiglia al nostro appennino. Colli e vallate si susseguono senza sosta, i boschi sono fittissimi e le parti alte generalmente non sono abitate; i piccoli paesi sono adagiati nel fondovalle. La stagione ci regala un foliage indimenticabile e incontri sporadici con la fauna locale: scimmie, qualche orso (l’orso giapponese è piccolo, assomiglia a un panda) e le “japanese mountain goat”. Il territorio è ricchissimo di acque, con fiumi e laghi di ogni dimensione. I giapponesi gestiscono oculatamente questo patrimonio con diverse dighe e aree di raccolta. Ma sono tante anche le sorgenti spontanee che consentono ad ogni locanda e albergo di avere all’interno il proprio “onsen”, vasche di acque calde per immersione. Ma gli onsen in Giappone sono anche negli spazi pubblici, li abbiamo visti alla fermata degli autobus, dove le persone si ristoravano con pediluvi comuni.

JAPANING…

I tradizionali Ryokan ci hanno ospitato al termine delle nostre pedalate durante tutto il viaggio. E’ qui che si manifesta la più sincera “giapponesità” a partire dall’ingresso che avviene sempre con grandi manifestazioni di gioia da parte degli ospitanti. Veniamo subito dotati della yukata, la veste da portare all’interno, sia nell’onsen che durante la cena e la colazione. Queste vengono servite in ambienti semplici ma molto curati, e la degustazione dei cibi è un vero e proprio tripudio di sapori e di design. Per la cucina i giapponesi hanno dedizione assoluta e non si risparmiano né in qualità né in quantità. Da segnalare una bassa percentuale di carboidrati: il regime è decisamente orientato verso le proteine, carni e pesci la fanno da padrone, accompagnati sempre da molte verdure e zuppe. Il gusto e le energie sono stati sempre ottimamente assecondati.

IL SIGNOR FUJI

La parte montuosa del viaggio, ci ha portato il giorno 6 sul distretto alpino delle Niho Alps con abetaie e impianti sciistici e il giorno successivo alla cima più alta pedalata (1376 mt) con vista sul Monte Ontake, un vulcano già ammantato di neve con i suoi 3000 metri. Ma è stato nella tappa 9 che è avvenuto l’incontro più atteso, quello con una delle montagne più belle del mondo, il Monte Fuji. Ci è apparso al termine della tappa, ancora ammantato di nubi di cui si è liberato soltanto in serata, rimanendo ben visibile anche il giorno dopo. E’ una montagna di una straordinaria eleganza, una piramide perfetta come può essere il K2 ma più dolce, con i suoi declivi sinuosi e simmetrici. Non si possono staccare gli occhi da Fuji San, il signor Fuji, come viene chiamato dai giapponesi.

KM & FRIENDS

E’ stato bello ritornare a compiere un’esperienza condivisa! Le tante emozioni provate si sono decuplicate nello scambio con altri bikers, anche loro portatori di approcci diversi vista la provenienza variegata: Usa, Nuova Zelanda, Giappone e Singapore, Europa. Uno stimolo ulteriore ad allontanarmi piacevolmente dal mondo conosciuto e rimettere in modo conversazioni in lingua. A proposito di lingua, se qualche parola giapponese con i suoi buffi sbalzi tonali si è sedimentata in me, è stata tattica la presenza della guida giapponese (di origine spagnola) che ci ha accompagnato sui pedali e che ci ha avvicinato ancora di più alle persone incontrate durante tutto il viaggio.

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