Due giorni di bici per conoscere due confini che segnano la storia e il temperamento del Friuli: l’orizzonte del mare con il suo senso di infinito, e i ruvidi colli del Carso, anticipatori di misteriosi mondi levantini. L’appuntamento di partenza è a Grado, dove l’acqua ha cesellato la terra a tal punto da non sapersi più su se un isola o sul continente. Poco male, i paesaggi sono bellissimi e i colori del primo autunno ancora di più.
La nostra route parte dritta a nord, solcando la Via Iulia Augusta qui riconvertita ciclabile, la prestigiosa l’Alpe Adria. Il distretto archeologico di Aquileia arriva subito e cattura le attenzioni, immerso nella campagna, perfettamente conservato come un set. E poco più avanti ecco Palmanova, la città fortezza a forma di stella. Lasciamo la Iulia Agusta per dirigerci ad est attraverso le campagne per assaporare piccoli centri, pievi, fiumiciattoli e silenzio. Arriva il primo colle, ricoperto dal Bosco di Medea e segnato dalla gigante Ara Pacis, che da il via alla collana di testimonianze belliche. Per le nostre ruote il menu propone stradine di sasso e di terra rossa nel fitto bosco innervato di itinerari, come fosse un bike park.
Riguadagnata la pianura, dopo il torrente Torre e il Versa eccoci al cospetto dell’Isonzo. Gradisca e Sagrado – i nomi due innamorati? – fanno le coccole al grande fiume e ai passanti che di qui transitano. Siamo cospetto dei primi colli del Carso, il sentiero, di nuovo nel bosco, sale dolcemente ma senza tregua tra steli, grotte ed obelischi fino a San Martino e poi a San Michele, a un soffio dal confine sloveno.
Qui, al margine della macchia, ci aspetta la sorprendente Lokanda Devetak 1870, un ricettacolo di storie e di delizie in cui ci siamo immersi come dentro a un bel bagno caldo. Non sapevamo che il nostro punto tappa fosse una premiata locanda storica con una carta dei vini spettacolare tanto quanto la cantina, ricavata, guarda un po’, da una antica grotta. L’ho visitata per gentilezza di Ustili, orgoglioso e fiero di aver perpetuato questo piccolo mondo che arriva da lontano con inestinguibile tenacia. Ma fra queste mura tra tanta determinazione ci sono anche alte dosi di dolcezza, come nella colazione del mattino, una delle più buone e rotonde che ricordi. Lasciamo Monte San Michele da conquistati, più che conquistatori.
Risaliti in sella percorriamo i sentieri storici del Monte Brestovec con la galleria delle memorie, che dopo alcuni saliscendi con aperture sulle montagne alte, ci riportano infine a valle. Ancora colli verdi fino ai Laghi di Doberdò (che ci scappano alla vista per la fitta alberatura), al bosco di Pietrarossa, fino alla Rocca di Monfalcone dove riappare, tanto attesa, l’adriatica tavola blu.
E il mare non lo molleremo più, seguendo la costa e i ghirigori della foce dell’Isonzo lungo carraie sterrate e piccole stradine nella quiete rinfrescata dalla brezza. Il reticolo delle valli ci riporta nel cuore di Grado per la canonica birra di festeggiamento.
La parola che più si addice a quello che i sensi hanno sperimentato è “ambiente”, qualcosa di diverso e più largo della parola paesaggio. Non saprei meglio spiegare se non come quei posti che vengono animati dalle vite degli umani.
“Arrivederci, Nasvidenje!”
OSPITALITA’
Locanda Devetak 1870
Via, Brežiči, 22, 34070 San Michele del Carso GO
Telefono: 0481 882488