Viaggetto in bicicletta
MAREMONTI
dalla spiaggia di Cervia al Lago di Acquapartita
Un giorno a disposizione per un’ossigenata di inizio estate. Uno zainetto di 4 kg e la bici, la meta è un paesaggio del tutto diverso da quello di partenza. Conosco bene Acquapartita, per noi biker di pianura è una specie di santuario. Non è così lontana da qui, un’ottantina di chilometri, ma lassù è tutto un altro mondo, e sono certa già prima di partire che un giorno basterà per questa mini-rigenerazione.
Chiuderò la porta di casa e comincerò a pedalare, con il solo bagaglio necessario. Una metafora potente, un gioco che – i viaggiatori lo sanno bene – può trasformare una breve gita in un’esperienza imprevedibile.
La strada canonica per l’alta valle del Savio vuole il passaggio da Cesena, ma decido di arrivarci attraversando dalle colline, anche perché la giornata è bellissima e anche la strada deve esserlo. Uscendo da Cervia, bastano 5 km e mi sento già lontana, la campagna mi abbraccia.
Percorro le centuriazioni, un reticolo di stradine strette immerse nel verde. Non passano macchine da qui, sembrano viottoli fatti apposta per le bici.
Nei dintorni di Cesena la strada si impenna e quando arrivo al colle di Saiano dico arrivederci al mare.
Poi c’è Diolaguardia, Santa Lucia e Montevecchio, il balcone naturale sulla valle del Savio. Una bella discesa tra paesaggi abitati, ma integri e netti, mi fa giungere poco oltre Borello. Da qui seguirò con pazienza il corso della vecchia statale, in questa parte ancora ricca di vita e paesini, oltre Sarsina praticamente una strada-fantasma. Una ciclabile perfetta per arrivare in Umbria e poi a Roma. Ma non andiamo troppo in là…
Dicevo che con pazienza si pedala, perché sia pur regolarmente, verso l’alta Val Savio la strada “becca” sempre in sù e comincio a ricordarmi del piccolo zainetto che ho sulla schiena. Dopo il passaggio a Mercato Saraceno – la strada è alta e ne fa vedere solo i tetti – si arriva a Sarsina, una cittadina carismatica che ispira una sosta caffè.
E’ il momento di ripensare ai miei albori in mountainbike, trascorsi gioiosamente sui colli qui intorno, ormai quasi montagne. Ricordo che percorrendo la mulattiera di Careste che parte qui dalla piazza, si arrivava sul crinale da dove ridiscendere per il famoso “cavatappi”. Una discesa che farebbe la sua selezione anche oggi con le 29, e che ai tempi concedeva seduta stante i galloni di biker provetto.
Pensieri altrove, perché da Sarsina verso Bagno la discesa non esiste proprio, anzi dal bivio verso Selvapiana, la strada mi fa quasi perdere la pazienza. Ma lo so che la fatica in bici si scorda in fretta, come quella del parto. E comunque, vedere le cose dall’alto mi è sempre piaciuto. Avanti dunque che siamo in “montagna” e la meta si avvicina.
Ci arrivo quasi alle 8 di sera provata ma sazia di ossigeno, colori, curve, strade e venticello. Proprio ciò che volevo. Ora una bella cenetta e una dormita metteranno il sigillo. Domani arrivano qui al Lago di Acquapartita Stefano e Giuliano; faremo insieme una ricognizione del percorso per un importante evento bike di fine estate.
La mattina dopo, una bella coltre di nuvole suggerisce una passeggiata interlocutoria attorno al lago, per addomesticare la giornata.
Con il suo isolotto piazzato in mezzo alle acque, questo piccolo laghetto mi trasmette sempre una grande pace. Ma anche forza!
I pescatori sono già qui con tutti i loro armamentari.
Poco prima delle 9 arrivano i miei due compagni di gita e dopo un breve brief al chiosco con Giovanni l’indigeno (nel senso di “locale”), ci avviamo verso la salita al Monte Comero. Una montagna non famosa come il vicino Fumaiolo, ma che con i suoi 1300 e passa metri, non è da prendere sottogamba.
Dopo aver fatto acqua alla Fonte di Francesco, rapiti da scorci, vallate e foreste, ci concediamo anche il lusso di giocare a perderci, “dimenticando” il sentiero da tracciare.
Non poteva esserci idea migliore. Capitiamo in un versante completamente fiorito di margherite e altri fiori technicolor, dove affondiamo a tutta gamba-ruota.
Spettacolo, questa downhill imprevista, vale tutta la gita!
Un lampo di felicità perché di li a poco il cielo si chiude e dopo alcuni saliscendi arriviamo in cima al Monte Comero fra nuvole di nebbia. Ora piove a dirotto e il rientro alla base è obbligato.
Dopo una battilarda al chiosco e un oretta di riposo in albergo, complice qualche timido raggio di sole, mi metto nell’idea di riprendere la strada verso la pianura.
Arrivederci Acquapartita…
Per tornare alla maison farò la via più breve, sia per la mia stanchezza, che per il tempo meteo volubile e minaccioso. Infatti sarà acqua senza tregua fino a Cesena, ora i tetti di Mercato Saraceno brillano d’acqua.
A Cesena, dopo uno scroscio pesante, inaspettatamente il sole ritorna prepotente in scena. Sono fradicia ma ringalluzzita dalla luce e dal tepore, e decido di continuare a seguire il Savio verso la sua foce, accompagnandolo nel percorso ciclopedonale che segue l’argine destro.
E’ una delle ciclabili in natura più belle della zona e ora, con i colori lavati dalla pioggia riempie gli occhi di meraviglia.
Dopo Castiglione, al Bosco del Duca, i grattacieli di Milano Marittima si stagliano all’orizzonte.
Decido di abbandonare l’argine del Savio e tagliare verso le Saline. Un ultima chicca, prima di concludere il viaggetto.
Una vallata di balle di paglia presidiate dai gabbiani è l’ultima immagine speciale di questo giorno. Ma veramente è solo un giorno che sono via?
Prima di tornare alla base ripasso dal mare, abbandonato dai turisti per via di una grandinata, accaduta mentre ero ancora in Val Savio. Mi è pure andata bene, grazie al cielo!
Ora ho capito perché prima di partire l’ho chiamato viaggetto.
Non per esprimere un diminutivo, ma qualcosa di vicino e caro.
Prossimamente, su questa pagina, le tracce GPX del Viaggetto. Buona strada!